“Nessuno vuole perdersi quello spettacolo, molti, da lontano, gettano delle monete sul tappeto. Dihram, euro e dollari piovono ai piedi dell’incantatore mentre i più coraggiosi si avvicinano per provare il brivido di avere la morte a un passo.
A un cenno di Aboubaki uno degli assistenti deposita la biscia in un secchio e accucciatosi su un basso sgabello sotto l’ombrellone inizia a suonare la guaita. Una melodia delicata e lamentosa copre i suoni e rumori della Gran Place.
L’incantatore alza lentamente il tamburo di pelle al centro del tappeto, un grosso cobra egiziano si srotola dal suo torpore ergendosi in posizione eretta. Con il collo gonfio ruota la testa seguendo ogni movimento.
Lo spettacolo di Aboubaki non è come tutti gli altri.
A differenza dei suoi colleghi non sta seduto, ma in piedi, di fronte al cobra. Con gambe divaricate, leggermente flesse, muove le mani a semicerchio per attirare la sua attenzione. Gli occhi fissi in quelli del serpente segue con straordinaria elasticità i movimenti sinuosi del cobra ondeggiando sul tronco come il suo compagno di danza. Il ritmo della musica accelera, Aboubaki si avvicina sempre più al rettile fino a quando, tra il mormorio sbigottito della folla, con delicatezza lo afferra e lo solleva fino al viso sfiorando con il naso la testa del serpente.
Le fauci del cobra sono a pochi millimetri, la lingua biforcuta guizza sulle guance e le labbra dell’incantatore, la gente trattiene il respiro, qualcuno non ha il coraggio di guardare e alza le mani sul viso, come se il serpente fosse di fronte a loro.
Il bacio del cobra dura alcuni secondi e mentre… “